Vincenzo Bellini è stato un compositore italiano che ha rappresentato l’era del belcanto nel XIX secolo. Le sue opere più famose esprimevano, attraverso melodie pure ed emotive, i suoi sentimenti tristi e malinconici, dovuti ai contrattempi amorosi vissuti nella sua breve vita e al suo desiderio insoddisfatto di continuare in questo mondo.
Vincenzo bellini
Vincenzo Bellini nacque il 3 novembre 1801 in Italia. Figlio del celebre organista Rosario Bellini, si distinse fin da giovanissimo come compositore, grazie agli insegnamenti del suo primo maestro e nonno Vincenzo Tobia.
Era un bambino prodigio, tanto che iniziò a studiare musica all’età di 2 anni, a 3 si iscrisse ai corsi di pianoforte, a 5 già sapeva suonarla con assoluta disinvoltura e a 6 compose il suo primo suonare.
Riuscì ad entrare, grazie a una borsa di studio messa a disposizione dal Duca di San Martino, alla San Sebastián Music Conversation, a Napoli. In questo luogo fu allievo di Nicola Antonio Zingarelli, studiò armonia con Giovanni Furno e contrappunto con Giacomo Tritto.
Lo stile di Bellini era caratterizzato da una singolare forza drammatica. Le sue melodie, infatti, presentano caratteristiche di purezza lirica, un modo che il compositore ha trovato di ritagliare grandi blocchi e di raccoglierli potentemente tra le ripetizioni corali. Il dramma finale risulta essere solido, armonico e si trasmette la passione di chi interpreta le sue opere.
La carriera artistica di Bellini
Mentre studiava al Conversatorio San Martino, Bellini scrisse un’opera teatrale dal titolo Adelson y Salvino. Allo stesso modo, all’età di 24 anni, compose La sonámbula, considerato un capolavoro in tutta Europa.
La sua passione per la musica lo ha tenuto a suonare il pianoforte tutto il giorno, il che ha permesso alla sua malattia di svilupparsi rapidamente. Inoltre, nei suoi ultimi momenti di delirio non smise di parlare dei grandi interpreti delle sue opere: Lablanche, Tamburini e Grisi.
La sua opera più popolare è stata Norma, dove si può apprezzare una combinazione di gravità classica e passione romantica dell’espressione, essendo questo uno dei più grandi ruoli per soprano. Nel ‘900 la persona che si è distinta è stata Maria Callas, che ha saputo recuperare il carattere puro e libero del ruolo, seppellindo completamente le precedenti interpretazioni.
Dopo questo successo, Bellini si recò a Londra, dove riuscì a vivere una prospera fase artistica. Un anno dopo eseguì la composizione del libretto dei Puritani e nel 1835 fu concepito il suo ultimo capolavoro, rappresentato nella Villa del Judío e accolto in tutto il mondo.
Morte di Vincenzo Bellini
Dopo aver tentato di entrare nella scena operistica londinese, Vincenzo decise di ritirarsi a Parigi. Una volta in Francia, la morte lo sorprese all’età di 33 anni, dopo aver subito un’infezione intestinale contratta nei primi anni del 1830. Fu sepolto nel cimitero di Père Lachaise, dove rimase per 40 anni fino a quando non fu trasferito nella cattedrale di Catania, nel 1876.
La bara del compositore è stata accolta con emozione, rispetto e calore nel suo paese. Quando arrivò nella sua città natale, si tenne un solenne funerale, cui parteciparono centinaia di persone, da parenti e artisti alle autorità civili, militari e persino religiose.
Da segnalare che la sua tomba è stata realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara mentre il monumento che si trova nella sua città natale è opera di Giulio Monteverde. Le spoglie dell’operatore sono state distribuite dalla famiglia, che a sua volta ha donato del denaro per la realizzazione di una statua funeraria in suo onore, che è stata collocata nella cattedrale di Catania.
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